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Giornata mondiale per la consapevolezza sull’autismo 2024

La Giornata mondiale per la consapevolezza sull’autismo, istituita nel 2007, il 2 aprile di ogni anno, è un’iniziativa internazionale volta a sensibilizzare l’opinione pubblica sull’autismo e promuovere l’accettazione e l’inclusione delle persone autistiche nella società.


L’autismo è un disturbo neurologico che influisce sul modo in cui una persona percepisce il mondo e interagisce con gli altri. Questa giornata offre un’opportunità importante per educare le persone sull’autismo, sfatare miti e pregiudizi, e promuovere una migliore comprensione e supporto nei confronti delle persone autistiche e delle loro famiglie.

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Caregiver, genitori e insegnanti: i protagonisti della Giornata europea della logopedia 2024

Il 6 marzo è la Giornata Europea della Logopedia, un’occasione per riflettere sull’importanza della comunicazione e celebrare il lavoro straordinario dei logopedisti. Quest’anno, la Federazione dei Logopedisti (FLI) dedica particolare attenzione ai caregiver, talvolta famiglie e insegnanti, riconoscendo il loro ruolo cruciale nel supportare i bambini con disturbi del neurosviluppo.

Il Caregiver nel trattamento logopedico

Secondo le statistiche, circa un milione di caregiver in Italia assiste pazienti con disturbi del linguaggio, fornendo loro sostegno nelle cure logopediche. Queste figure svolgono un ruolo fondamentale come partner comunicativi, utilizzando approcci codificati come il Communication Partner Training o la Comunicazione Aumentativa Alternativa per favorire il dialogo e l’interazione.

Il sostegno dei caregiver è particolarmente prezioso in caso di disturbi come l’afasia o le difficoltà comunicativo-linguistiche, dove agiscono come veri e propri ponti comunicazionali. Inoltre, nei casi di disturbi della deglutizione, i caregiver forniscono un aiuto essenziale nell’organizzare e gestire i pasti secondo le indicazioni del logopedista, garantendo la sicurezza e il benessere della persona assistita.

L’importanza della collaborazione

Le famiglie sono spesso i primi educatori dei bambini e hanno un’influenza significativa sul loro sviluppo linguistico e comunicativo. Come figure di riferimento, svolgono un ruolo cruciale nel fornire un ambiente favorevole e nel supportare l’intero processo di diagnosi, trattamento e gestione dei sintomi associati a tali disturbi. Offrono sostegno emotivo e psicologico, contribuiscono alla formazione di una solida autostima, aiutano i bambini ad affrontare le sfide quotidiane e li guidano nel gestire lo stress legato ai loro disturbi.

La collaborazione con professionisti della salute, quali logopedisti, psicologi e terapisti della neuro e psicomotricità dell’età evolutiva per garantire, sviluppare e implementare strategie terapeutiche efficaci, personalizzate sulle esigenze specifiche di ogni bambino.

Ognuno di questi attori gioca un ruolo unico nel percorso di guarigione del bambino e la loro collaborazione può fare la differenza nel raggiungimento degli obiettivi terapeutici.

Genitori e insegnanti possono diventare parte attiva nell’implementazione delle strategie terapeutiche, sotto la guida dei professionisti della salute e attraverso percorsi di counseling genitoriali e Teacher Training. Questo coinvolgimento può riguardare l’uso di tecniche mirate per supportare il linguaggio e la comunicazione, offrendo un contributo concreto al percorso di trattamento.

In alcuni casi, si veda ad esempio il Project ImPACT, metodo ideato dalla Prof.ssa Brooke Ingersoll, il genitore ha un ruolo centrale nella riabilitazione del bambino, guidato dallo specialista, mette in atto le strategie di intervento terapeutico. Il modello, infatti, prevede la formazione del genitore che, dopo un periodo con l’operatore, sarà in grado di stabilire e raggiungere obiettivi, svolgendo autonomamente la terapia con il proprio figlio.

Genitori e insegnanti

I disturbi dell’apprendimento, come la dislessia e la discalculia, possono rappresentare sfide significative per i bambini nel contesto scolastico e sociale. Anche in questo caso, i genitori e gli insegnanti giocano un ruolo fondamentale nel supportare il bambino nel suo percorso educativo.

I caregiver possono collaborare con i logopedisti e altri professionisti della salute per identificare le difficoltà specifiche del bambino e sviluppare strategie di intervento personalizzate. Attraverso un approccio multidisciplinare e un sostegno continuo, i genitori e gli insegnanti possono aiutare il bambino a superare le sfide e a raggiungere il suo pieno potenziale. Dovranno essere sensibili alle esigenze individuali e collaborare attivamente con i logopedisti per implementare le strategie terapeutiche anche a scuola.

La formazione degli insegnanti sull’identificazione precoce dei disturbi del linguaggio e sull’adozione di approcci inclusivi è fondamentale per garantire un ambiente educativo accogliente e stimolante per tutti i bambini.

L’ambiente scolastico

Un altro aspetto cruciale è la creazione di un ambiente di apprendimento positivo e inclusivo, soprattutto per i bambini con disturbi dell’apprendimento. Gli insegnanti, in particolare, svolgono un ruolo chiave in questo contesto, adottando approcci educativi differenziati e sensibili alle singole esigenze.

Promuovere l’inclusione sociale è un’altra sfida importante. Genitori e insegnanti devono lavorare in tandem per garantire che i bambini si sentano accolti e inclusi nella società. Questo può comportare la creazione di eventi e attività inclusivi e l’educazione dei coetanei sulla diversità e l’accettazione.

Nel caso di diagnosi comportamentali (ADHD, DOP), i caregiver e gli insegnanti devono essere particolarmente attenti nel fornire un ambiente strutturato e supportivo per il bambino. Essi possono contribuire ad adottare strategie di gestione del comportamento, stabilire limiti chiari e coerenti, offrire un sostegno emotivo e aiutare il bambino a sviluppare abilità di autocontrollo, di risoluzione dei problemi e di gestione dello stress.

Il coinvolgimento attivo dei caregiver e degli insegnanti è essenziale per il successo del trattamento e il benessere complessivo del bambino. L’adozione di un approccio collaborativo e multidisciplinare può fare la differenza nel garantire un sostegno completo e mirato, favorendo così una migliore qualità di vita per il bambino e la sua famiglia.

Inoltre, è fondamentale che queste figure monitorino i progressi e si assicurino che il trattamento prescritto venga seguito con attenzione. Questo costante feedback è cruciale per adattare il trattamento alle mutevoli esigenze dei bambini.

Genitori e insegnanti nel trattamento della Balbuzie

La balbuzie è un disturbo della fluenza del linguaggio che può influenzare significativamente la comunicazione e l’autostima di un individuo. Nel trattamento della balbuzie, i caregiver, in particolare i genitori e gli insegnanti, giocano un ruolo chiave. Gli studi hanno dimostrato che l’atteggiamento e la reazione del caregiver possono influenzare notevolmente il modo in cui il bambino affronta e gestisce la sua balbuzie.

Lavorare in maniera integrata, anche sul contesto ambientale in cui l’individuo è inserito è fondamentale, al fine di ottimizzare l’efficacia dell’intervento terapeutico, modulando i fattori ambientali, affinché essi si configurino come dei facilitatori e delle risorse protettive per l’individuo (Ruben, 2000)

Alcuni studi hanno ipotizzato che: “un’attitudine negativa, mostrata dai genitori […] possa indurre nel bambino sentimenti negativi, favorendone la strutturazione di un quadro sindromico persistente. (Brutten e Shoemaker, 1967; Van Riper, 1982).

Inoltre, è stato rilevato che i genitori dei pazienti balbuzienti mostrano una maggiore tendenza a instaurare con i propri figli scambi verbali insoddisfacenti caratterizzati da frequenti interruzioni e/o correzioni e l’utilizzo soprattutto di domande e comandi diretti.

Per questo è importante intervenire, i genitori e gli insegnanti devono essere formati per fornire un ambiente di supporto e accettazione al bambino che balbetta. Attraverso l’uso di strategie di comunicazione efficaci e attraverso l’incoraggiamento positivo, i caregiver possono aiutare il bambino a sviluppare una maggiore fiducia nelle proprie abilità linguistiche e a gestire la sua balbuzie in modo più efficace.

Sensibilizzare gli insegnanti nei confronti delle possibili difficoltà dei bambini, rappresenta un elemento protettivo rispetto al buon inserimento nel gruppo classe e al prevenire ed evitare fenomeni di bullismo. Introdurre attività integrate, elaborate dagli insegnanti in sinergia con le figure sanitarie, può favorire una maggiore conoscenza e quindi desensibilizzazione degli alunni verso il disturbo.

In conclusione

I caregiver, compresi i genitori e gli insegnanti, svolgono un ruolo insostituibile nel trattamento dei disturbi del neurosviluppo. La Giornata della Logopedia del 2024 ci offre l’opportunità di riconoscere e celebrare il loro impegno e la loro dedizione nel garantire il benessere e il successo dei trattamenti. La collaborazione tra caregiver e professionisti della salute è fondamentale per fornire un supporto completo e mirato, favorendo così una migliore qualità di vita per i bambini e le loro famiglie.

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Terapie di supporto: benefici e applicazioni cliniche dello Yoga della Risata

Ridere porta più ossigeno ai tessuti, rinforza il sistema immunitario, allevia il dolore, abbassa lo stress, aiuta a proteggersi dai disturbi cardiaci, dal diabete, dall’artrite, dall’emicrania e dai tumori. Per questo, agli inizi degli anni Novanta in India, nacque lo Yoga della risata, sviluppato dal Dottor Madan Kataria e oggi diffuso in tutto il mondo.

Quando ridi cambi e quando tu cambi, tutto il mondo cambia con te. (Dr. Madan Katari)

Si tratta di una ginnastica a tutti gli effetti: esercizio fisico fatto di tecniche e pratiche ripetute, che combina la tecnica yogica del Pranayama (respirazione), con la risata.

Dopo brevi esercizi fisici e di respirazione, sotto la guida di un leader opportunamente formato, si simula la risata in modo vigoroso, al suono di “ho ho ha ha ha”. La pratica viene effettuata in gruppo, comincia come una finta risata ma ben presto si trasforma in autentica e contagiosa e può continuare per mezz’ora o anche più.

I bambini riescono a ridere da 300 a 400 volte al giorno, gli adulti soltanto 15.

Si può imparare a ridere? Per farlo occorre avere senso dell’umorismo?

Lo Yoga della risata si basa sul principio scientifico secondo cui il corpo non distingue tra una vera risata e una risata indotta. Per cui: si, si può imparare a ridere e no, non occorre senso dell’umorismo. Qualunque espressione motoria del corpo genera un’emozione corrispondente a livello mentale e quindi produce gli stessi benefici fisiologici e psicologici, come pura conseguenza dell’azione.

FAKE IT UNTIL YOU MAKE IT

La ricerca medica mostra che, anche quando si simula la risata o si finge di essere felici, l’organismo produce ugualmente le sostanze chimiche legate alla felicità. Secondo i Principi della Programmazione Neuro Linguistica non c’è quasi nessuna differenza tra pensare di fare qualcosa e farla veramente.

Nello specifico, ripetendo un comportamento del corpo per un certo periodo di tempo, la mente comincia a generare risposte automatiche. Il corpo impara a produrre una reazione simile a quella autentica senza che siano coinvolti razionalità e consapevolezza, principio di condizionamento (Pavlov).

Analogamente, anche il cervello umano può essere condizionato con l’esercizio ripetitivo, il corpo comincia a reagire di riflesso, prima che la parte consapevole dell’intelligenza possa razionalizzare e pensare.

Ridere aiuta a rimuovere timidezza e inibizioni, ad aprirsi e a cogliere il lato comico delle situazioni, come conseguenza si sviluppano senso dell’umorismo e comicità. Cambiando la qualità dei pensieri, si provoca un cambiamento anche a livello fisico. Viceversa, se si modifica un comportamento del corpo, si può sperimentare lo stesso cambiamento a livello mentale.

Lo yoga della risata ha la capacità di sincronizzare corpo e mente, mantenendoli in armonia. La generazione di sentimenti positivi e di una generale sensazione di benessere cambiano la visione stessa della vita.

Praticare lo Yoga della risata ripetutamente, battere le mani, cantare all’unisono “ho ho ha ha ha” e fare affermazioni positive come “molto bene, molto bene, yeah!” condiziona il cervello che di conseguenza sviluppa nuove connessioni neuronali responsabili della chimica della felicità.

I benefici dello Yoga della risata

 Numerosi studi hanno confermato l’efficacia del ridere e il suo potere terapeutico per la salute fisica, mentale ed emotiva.

  • Risolleva il morale: favorisce il rilascio di endorfine dalle cellule cerebrali
  • Porta benefici per la salute: riduce lo stress e rinforza il sistema immunitario
  • Porta benefici per il lavoro: aumentare l’ossigenazione al corpo e al cervello ne migliora efficienza e prestazioni: Ci si sente carichi di energie e più produttivi del solito.
  • Funziona da collante sociale: facilita la relazione e favorisce la condivisione e l’empatia.
  • Aiuta a ridere anche nelle situazioni difficili: si guadagna forza nelle avversità, si stabilisce un meccanismo che aiuta a mantenere un atteggiamento mentale positivo, indipendentemente dalle circostanze.

La respirazione

Spesso a causa dello stress e di uno stato mentale negativo, tendiamo a trattenere il respiro, ciò porta a una mancanza di ossigeno e a un accumulo di anidride carbonica nel sangue, a sua volta causa di ansia, stress e reazioni emotive. Respirare più a lungo permette di liberare la maggior parte dell’aria residua nei polmoni, portando così più aria fresca e più ossigeno al successivo ciclo respiratorio. Di fatto, quando ridiamo stiamo espirando, tutte le cellule polmonari si aprono e aumenta la capacità respiratoria, detta anche capacità vitale.

Sotto stress, la maggior parte delle persone respira senza usare il diaframma. Gli esercizi di Yoga della Risata e di respirazione yogica stimolano il movimento del diaframma e dei muscoli addominali. Questa pratica permette di attivare il sistema nervoso autonomo, detto sistema parasimpatico, responsabile del rilassamento. Si può disattivare la risposta allo stress, semplicemente imparando a muovere il diaframma attraverso una corretta respirazione. L’esercizio più importante dello Yoga della Risata ovvero il canto “ho ho ha ha ha” aiuta a focalizzarsi sui muscoli addominali, in modo da imparare ad allenare il diaframma e a ridere con la pancia.

Neurochimica della risata

 La risata è un fenomeno complesso che coinvolge una varietà di aspetti, tra cui aspetti emotivi, sociali e neurochimici. La neurochimica della risata si riferisce alle reazioni chimiche che avvengono nel cervello e nel corpo quando ridiamo. Ecco alcuni aspetti chiave della neurochimica della risata:

  • Rilascio di endorfine ed encefaline: le endorfine sono sostanze chimiche prodotte dal cervello che agiscono come analgesici naturali, contribuiscono a ridurre la percezione del dolore e della tensione e inducono una sensazione di rilassamento e serenità. Le encefaline esaltano il sistema immunitario, stimolando una maggiore produzione di anticorpi (Center of Public Health di Loma Linda, California).
  • Aumento dei livelli di serotonina, un neurotrasmettitore che regola l’umore. Livelli più elevati di serotonina sono associati a una maggiore sensazione di felicità e benessere.
  • Riduzione dei livelli di cortisolo, l’ormone dello stress, contribuisce a una sensazione di rilassamento e può avere effetti positivi sulla salute cardiovascolare.
  • Stimola la produzione dibetaendorfine (analgesici prodotti dall’organismo), protegge dallo stress e dalle sue conseguenze svolgendo una vera e propria funzione di antidoto.
  • Attivazione del sistema servoso parasimpatico, responsabile del rilassamento e del riposo. Ciò contrasta con l’attivazione del sistema nervoso simpatico durante situazioni di stress. (respirazione diaframmatica)
  • Coinvolgimento del nucleo Accumbens, una regione del cervello coinvolta nelle ricompense e nei piaceri, è attivato durante la risata. Per questo, ridere è associato a sensazioni di gioia e gratificazione.
  • Aumento del flusso sanguigno al cervello, migliora così l’ossigenazione, la nutrizione delle cellule cerebrali e il sistema. “Ridere aiuta ad aumentare il numero delle cellule Natural Killer (NK), un tipo di cellula che ha la funzione di uccidere i virus e aumentare il livello di anticorpi. I ricercatori hanno dimostrato che a seguito di una terapia della risata il livello di anticorpi (immunoglobina A) aumenta nelle mucose del naso e delle vie respiratorie, negli apparati, cioè, che per primi svolgono una funzione difensiva contro virus, batteri e micro-organismi.” (dott. Lee S. Berk, dell’Università di Loma Linda, California, USA)
  • Coinvolgimento di specifici neurotrasmettitori nel cervello, tra cui la dopamina, che è coinvolta nel sistema di ricompensa e motivazione.

Secondo gli studi della psicoterapeuta Annette Goodheart, la risata indotta viene interpretata dal corpo come autentica, quindi stimola la produzione di molecole della felicità che raggiungono le cellule dell’organismo stabilizzando il sistema ormonale e rafforzando quello immunitario. Allenarsi a ridere senza motivo, come fosse un esercizio, produce quindi effetti salutari sul nostro organismo.

Cosa avviene durante una sessione di Yoga della Risata?

In India, le sessioni di Yoga della Risata sono praticate quotidianamente, nei paesi occidentali, invece, ci si incontra su base settimanale oppure ogni 15 giorni. Normalmente, una sessione dura un’ora, nella quale si ride, si respira e si fanno esercizi di stretching per circa 30 minuti, seguiti dalla Meditazione della Risata e dal rilassamento guidato (15 minuti ciascuno). Ogni sessione

è guidata da un leader o un insegnante certificato, che controlla la sessione, spiega e dà le istruzioni per completare i diversi esercizi.

Step principali:
  • Battere le mani palmo contro palmo per stimolare i punti energetici
  • Respirazione profonda per il rilassamento
  • Coltivare la giocosità per mantenere l’entusiasmo
  • Esercizi che stimolano la risata

Trattandosi di una pratica strutturata, esistono diverse tecniche per ridere senza bisogno di barzellette, umorismo o comicità, come ad esempio:

  • La risata del saluto: il gruppo può fare un gesto di saluto secondo la propria cultura di appartenenza mentre si ride. A seguire, si battono le mani e si canta “ho ho ha ha ha” per 5-6 volte, poi si eseguono due respirazioni profonde.
  • La risata di cuore: dopo l’esercizio “ho ho ha ha ha” i partecipanti eseguono la risata di cuore, il leader dice “1,2,3…” e tutti cominciano a ridere contemporaneamente, si aprono le braccia e si ride aprendo il petto.
  • La risata del frullato: si immagina di tenere in mano due bicchieri di latte o di caffè e, sotto la guida del leader, si versa il contenuto da un bicchiere all’altro emettendo suoni come “Aeee aeee…”, quindi si ripete accompagnando con il suono. Infine, si ride fingendo di bere il frullato.

 Le tecniche sono tantissime, non resta che provarle!

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Taping Neuromuscolare (NMT): benefici e applicazioni in ambito logopedico e neuropsicomotorio

Il Taping neuromuscolare (NMT) è una terapia biomeccanica innovativa, non invasiva, non farmacologica, che consiste nell’applicazione di strisce elastiche adesive sulla cute che, creando spazio nei tessuti, determinano una stimolazione sensoriale e meccanica dei sistemi muscoloscheletrico, vascolare, linfatico e neurologico.

Taping Neuromuscolare: Cos’è e come funziona?

Nasce in Italia grazie a David Blow, che nel 2003 fonda il “Neuromuscolar Taping Institute” con l’obiettivo di formare medici e professionisti sanitari sull’utilizzo e sulla promozione di validi metodi innovativi.

Il Taping neuromuscolare sfrutta le capacità naturali di guarigione del corpo stimolando il metabolismo cellulare, consentendo l’attivazione dei sistemi neurologici e di circolazione e innescando fenomeni facilitanti la propriocezione neuromuscolare, ovvero la capacità di percepire e riconoscere la posizione del proprio corpo nello spazio e lo stato di contrazione dei propri muscoli, senza il supporto della vista.

Il nastro adesivo, definito Tape, è un cerotto di cotone adesivo elastico che riproduce le caratteristiche dell’epidermide in spessore, peso ed elasticità. A seconda delle zone da trattare ha diversi tipi di taglio e spessore, non deve limitare il movimento ma sostenerlo.

Il tape

Il tape è fatto di un filo elastico polimerico ipoallergenico avvolto da fibre di cotone al 100%, ciò consente una rapida evaporazione dell’umidità corporea e dell’essiccazione. Può essere allungato fino al 50% rispetto alla lunghezza standard. E’ resistente all’acqua e può rimanere sul corpo per circa 3-5 giorni senza compromettere la qualità dell’adesivo. Il suo effetto terapeutico è continuo durante le 24 ore e persiste parzialmente per diverse settimane anche dopo la rimozione

L’applicazione mirata del tape permette la formazione di pliche cutanee che durante il movimento corporeo facilitano il drenaggio linfatico, favoriscono la vascolarizzazione sanguigna, riducono il dolore, migliorano il range di movimento muscolo articolare e la postura.

Come agisce a livello muscolare?

L’azione della tecnica si basa su un meccanismo di decompressione e dilatazione: i nastri adesivi, applicati senza tensione, permettono il sollevamento della pelle quindi una riduzione della pressione sulla zona trattata. Di conseguenza, riducendo la pressione sui nodi e sui vasi linfatici, c’è un notevole miglioramento della microcircolazione e grazie alla variazione di pressione all’interno dei vasi (sanguigni e linfatici) si ottiene un maggior effetto drenante.

Le applicazioni in ambito logopedico

Il taping neuromuscolare ha un impatto positivo sull’efficacia delle terapie logopediche nel trattamento di disturbi del neurosviluppo che coinvolgono la sfera del linguaggio. (Smith et al. 2022).

  • Raddrizzamento posturale: apertura del diaframma
  • Cura della voce e disfonia (aumento delle capacità respiratorie e maggiore diametro toracico)
  • Scialorrea
  • Patologie del linguaggio e della comunicazione
  • Disfunzioni miotensive dell’articolazione temporo mandibolare
  • Discinesie strutturali dell’articolazione temporo mandibolare
  • Disfagia
  • Incoordinazione respiratoria
  • Paresi del facciale
  • Deglutizione atipica
  • Ipotonia dei muscoli facciali
  • Mancanza di chiusura delle labbra
  • Ipertonia di muscoli della laringe e del viso
  • Stabilizzazione e controllo della mascella
Il trattamento della disfonia

La produzione di voce umana è un meccanismo complesso che richiede una perfetta sincronizzazione dei muscoli laringei e un corretto posizionamento della glottide. Quando questo meccanismo non viene eseguito correttamente, vi è un disturbo vocale (disfonia). Secondo diversi studi realizzati su pazienti disfonici, l’applicazione del Tape potrebbe accelerare il tempo di recupero funzionale dei pazienti e offrire una migliore risposta riabilitativa ai problemi associati alla disfonia, come le difficoltà di deglutizione e le cicatrici del collo. (pubmed 2017; pubmed 2020)

Applicando il nastro adesivo in zone specifiche del volto e del collo, si mira a migliorare il controllo muscolare e la coordinazione necessari per la fonazione e la produzione del suono, inoltre, mantenendo costante l’effetto rilassante sul tessuto connettivale e sulla fascia muscolare coinvolta, il recupero terapeutico è facilitato.

Trattamento dei problemi della voce

La Dott.ssa Ramella, logopedista e istruttrice di NMT, formata secondo il metodo PROEL (propriocettivo elastico), spiega come il taping sia benefico nella cura della voce in casi di tensione a livello della laringe o del diaframma ma anche per l’impostazione di una postura corretta e funzionale.

Il taping neuromuscolare potrebbe per esempio ridurre la tensione causata da edema locale a livello laringeo dovuta a laringite o altra infiammazione.

Potrebbe essere utilizzato per normalizzare la tensione dei muscoli respiratori accessori, per aumentare la propriocezione del diaframma. […] Una doppia applicazione con neurotaping muscolare una sugli spinali, (dietro il collo) e l’altra sul romboide, può favorire l’allineamento e l’ampliamento dello spazio respiratorio. L’applicazione sul trapezio può diminuire una tensione respiratorio-accessoria che altrimenti creerebbe difficoltà a livello vocale.” (YouTube)

Chiusura delle labbra

Sempre in ambito logopedico, il Taping si è dimostrato efficace nella pratica volta alla chiusura delle labbra, i tagli di nastro adesivo sono stati apposti in modo tale da favorire la contrazione muscolare per mantenere le labbra chiuse e la protrusione labiale.

Trattamento della scialorrea (salivazione eccessiva)

Diversi studi hanno dimostrato che l’applicazione del tape durante la terapia logopedica ha portato ad una riduzione significativa della scialorrea in termini di gravità e frequenza. Nei casi di scialorrea dovuta a debolezza muscolare o paralisi facciale, l’applicazione del nastro adesivo ha favorito la stimolazione di alcuni muscoli facciali strettamente legati alla deglutizione e all’articolazione, nello specifico il muscolo orbicolare delle labbra e i muscoli sopraiaoidei.

Applicazione nella riabilitazione pediatrica 

Il taping neuromuscolare può essere integrato per favorire il controllo motorio e la consapevolezza corporea. Applicando le strisce su specifiche aree del corpo, si cerca di stimolare la corretta sequenza di movimenti e migliorare la percezione sensoriale.

  • Cicatrici da ustione
  • Lombalgia cronica e postura flessa del tronco
  • Sindrome emplegica (paralisi) dell’arto superiore e inferiore
  • Deficit/alterazioni/patologie dell’arto superiore e inferiore
  • Edema post chirurgico
  • Spasticità post ictus
  • Disartria
  • Trauma cranico
  • Patologie post chirurgia oncologica
Disturbo della coordinazione e altre applicazioni

 E’ stato dimostrato come, il taping possa avere effetti benefici nei programmi di intervento riabilitativo di bambini con disturbo della coordinazione. Inoltre, può contribuire a ridurre la fatica muscolare, migliorando la resistenza durante le attività quotidiane. (sciencedirect)

Per quanto riguarda la postura, il meccanismo su cui si basa il Taping può influenzare i meccanorecettori cutanei fornendo una costante stimolazione afferente. Ciò consente il passaggio di un numero elevato di informazioni sensoriali al sistema nervoso centrale, con conseguente miglioramento del controllo e della coordinazione della postura. Il nastro adesivo potrà quindi stimolare l’attività muscolare, supportare i muscoli deboli e fornire un feedback propriocettivo per mantenere l’allineamento posturale e la stabilità posturale. (sciencedirect)

Allo stesso modo, attraverso la stimolazione muscolare provocata dal nastro, il Taping si è dimostrato una efficace forma complementare di fisioterapia per i bambini con incontinenza urinaria. (sciencedirect)

In conclusione, il Taping Neuromuscolare si dimostra un approccio terapeutico versatile ed efficace. Se affiancato alla terapia logopedia e neuropsicomotoria può migliorare la risposta del paziente al trattamento e ridurre i tempi di riabilitazione.

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Chi semina, raccoglie: l’ortoterapia nel trattamento dei bambini con Disturbi del Neurosviluppo

Al CRC – Centro Ricerca e Cura siamo da sempre convinti che il lavoro clinico debba andare oltre la terapia tradizionale, per questo motivo i nostri professionisti altamente specializzati studiano e sperimentano costantemente metodologie e strumenti innovativi per la riabilitazione: il progetto più recente riguarda l’ortoterapia.

Negli anni, abbiamo affiancato alla terapia effettuata presso la struttura, attività più ecologiche e progetti educativi di più ampio respiro, proponendo contesti motivanti, anche non convenzionali, in cui potersi sperimentare e attraverso cui valorizzare i propri punti di forza.

Il progetto Ort9 nasce dalla volontà di applicare i principi dell’ortoterapia nel trattamento dei disturbi del neurosviluppo infantile, integrando aspetti psicomotori, cognitivi, emotivi e comportamentali.

Cos’è l’ortoterapia?

Con il termine ortoterapia si intende quel processo terapeutico e riabilitativo che utilizza il contatto con la terra e la natura per raggiungere un maggior grado di autonomia, migliorare lo stato di salute, la qualità della vita e il benessere psicologico, sociale e fisico della persona.

L’orto offre la possibilità di agire su ciò che ci circonda e insieme di poter essere motori di cambiamenti e trasformazioni. La natura ci insegna la ciclicità delle stagioni, la caduta delle foglie, il rallentamento della vitalità durante l’inverno e la sua rinascita con lo schiudersi dei germogli a primavera. Apprendiamo il valore del sole ma anche quello dell’ombra, il coesistere di elementi fragili ed elementi robusti e osserviamo la trasformazione continua.

Nei giardini terapeutici si trova o si ritrova la fiducia nelle proprie capacità di far vivere, crescere e curare un essere vivente. Si sviluppa un metodo di lavoro, che consente di osservare e confrontarsi con i ritmi dell’attesa, con le conquiste ed i risultati rappresentati dalla crescita della pianta. Fornisce dunque nuove motivazioni e nuovi stimoli.

Gli obiettivi dell’ortoterapia nel trattamento riabilitativo

L’ortoterapia si svolge prevalentemente all’aria aperta, è un’attività che nelle varie fasi coinvolge diversi aspetti della persona: dai canali sensoriali alle capacità motorie, dalle abilità legate alla pianificazione ai preziosi aspetti legati all’autostima e alla condivisione dei risultati con il proprio gruppo di lavoro.

I vantaggi apportati dall’ortoterapia sono quindi sperimentati attraverso le attività nel verde, la coltivazione di piante e ortaggi, la cura delle piante da interno, attività che si basano sulla stimolazione dei sensi e l’esercizio fisico (Staats, 2006) e si ricollegano alle teorie di Kaplan R. e Kaplan S. (1989) e Ulrich R. (1983,1984) che sostenevano l’importanza degli “ambienti rigenerativi”, ambienti cioè in grado di garantire un contatto con la natura e suscitare risposte cognitive ed emotive di tipo rigenerativo, in grado di promuovere il benessere individuale e collettivo.

Le molteplici possibilità offerte da un orto ben si sposano con alcuni obiettivi terapeutici e riabilitativi presenti nella presa in carico di bambini con disturbi del neurosviluppo. In particolare:  

Aspetti psicomotori

  • Sviluppo della motricità fine e della coordinazione (seminare, scavare, allacciare, annodare, riempire, travasare, costruire, sono tutte attività a contatto con la natura che stimolano il movimento favorendo la coordinazione oculo-manuale e la sperimentazione costante di diverse competenze motorie);
  • Stimolazione sensoriale costante mediante il contatto con la terra, la sabbia, l’acqua, le piante e tutti i diversi materiali utilizzati;
  • Miglioramento delle competenze prassiche attraverso la gestione autonoma di piccoli compiti e mansioni in cui i bambini possono sperimentarsi in modo diretto e attivo e di partecipare a una varietà di attività quotidiane in modo più efficace.
capacità cognitive
  • Sperimentazione dell’attenzione selettiva sostenuta
  • Stimolazione delle abilità di problem-solving, capacità di pianificazione e monitoraggio, gestione progressivamente più autonoma di tempi e spazi di lavoro
  • Acquisizione di competenze specifiche relative al regno vegetale, alla conoscenza delle caratteristiche delle piante e del loro ciclo biologico
  • Potenziamento di abilità connesse agli apprendimenti (aspetti legati alla lettura, scrittura, comprensione del testo, mappe concettuali, brani specifici e trascrizione su materiali diversi).
  • Stimolazione di abilità visuopercettive e visuospaziali, attraverso attività di ricerca visiva.
aspetti emotivi
  • Riconoscimento delle emozioni
  • Gestione della frustrazione attraverso esperienze di insuccesso;
  • Aumento della percezione di sé stessi e dell’autostima attraverso l’incremento del senso di autoefficacia.
abilità comportamentali/sociali
  • Stimolazione alla tolleranza, al rispetto delle regole e dell’ambiente
  • Spinta verso una maggiore socializzazione, comunicazione e scambio sia con gli adulti che con i pari, verso il lavoro di squadra, la condivisione e la cooperazione.
  • Aumento delle occasioni di sperimentazione dell’autonomia;
  • Miglioramento dell’integrazione sensoriale (la sistemazione dell’orto stimola l’olfatto, la vista, il tatto e l’udito e incrementano capacità e competenze diverse);
  • Maggiore consapevolezza di tematiche ambientali legate alla salvaguardia del pianeta quali la gestione dell’acqua e delle risorse, della biodiversità.

L’ortoterapia appare quindi un valido contributo nei percorsi orientati verso una maggiore autonomia dell’individuo e verso la sperimentazione attiva delle proprie capacità in un contesto ricreativo.

Il CRC e il progetto Ort9

A marzo di quest’anno, grazie al sostegno e alla dedizione del la direzione del CRC, è nato il progetto Ort9 che ha coinvolto più di 20 operatori nella realizzazione di attività ortoterapeutiche in linea con gli obiettivi del parallelo percorso riabilitativo.

Il progetto è rivolto ai bambini del centro selezionati dalle equipe multispecialistiche in funzione delle proprie competenze con l’obiettivo di sperimentarsi in contesti pratici e concreti. Gli spazi sono preposti e opportunamente adibiti allo svolgimento delle specifiche attività, per questo l’organizzazione clinica e pratica prevede una fase indoor e una fase outdoor.

Attività indoor

Come ci racconta la Dottoressa Michela Battisti, Terapista della Neuro e psicomotricità dell’età evolutiva, che partecipa al progetto di ortoterapia:

Oltre alle attività da svolgere all’aperto, possiamo utilizzare la natura e le mille proposte ad essa connesse per coinvolgere i nostri  bambini in attività specifiche e motivanti, tarate sulle loro caratteristiche peculiari, in accordo con gli obiettivi terapeutici prefissati. Prima di sperimentarci in campo aperto, con ogni bambino coinvolto nel progetto è stata attivata una fase di sensibilizzazione e preparazione alle attività che sarebbero state poi organizzate nel nostro orto.“.

Tutti gli operatori coinvolti hanno sostenuto i bambini dando loro una cornice di riferimento utile per sensibilizzarli all’importanza del regno vegetale, ai cicli vitali e alle tematiche ambientali più rilevanti dando a ciascun bambino delle informazioni specifiche, raccontando storie che potessero avere come tema la natura, il susseguirsi delle stagioni, le caratteristiche tipiche delle piante più diffuse.

Durante questa fase indoor i bambini hanno lavorato sulla programmazione dei tempi e delle varie attività e sulla comprensione del compito. “Cos’è un orto e a cosa serve? Come nascono le piante? Cosa è necessario fare per farle crescere e quali sono i tempi di raccolta?”…queste le domande che hanno guidato le fasi del nostro progetto.

Strategie di coinvolgimento del bambino

Per ogni bambino, in relazione alle sue caratteristiche specifiche e agli obiettivi stabiliti dalle diverse equipe riabilitative, sono state individuate strategie mirate.

Solo per citare alcuni esempi:

  • Alcuni bambini hanno lavorato attraverso sequenze visive che hanno permesso la comprensione del ciclo vitale delle piante. L’utilizzo di brani orali e testi scritti ha permesso ai bambini di lavorare sulla selezione delle informazioni, sui nessi logici, sulla comprensione del testo, sull’ampliamento del vocabolario con termini tecnici specifici e sulla scrittura (per esempio tramite trascrizione di alcune etichette di frutti e ortaggi da apporre nell’orto).
  • Il lavoro indoor ha permesso ai bambini con difficoltà di attenzione e concentrazione di organizzare e pianificare le attività pratiche connesse all’orto in un setting più protettivo e favorente la concentrazione.
  • I bambini con difficoltà prassiche o di motricità fine hanno avuto la possibilità di sperimentarsi in attività a complessità crescente in cui, seduti a tavolino e grazie ad oggetti facilitanti, hanno iniziato a utilizzare schemi via via più complessi (allacciare, tagliare, misurare, annodare, intrecciare, travasare).

Per coinvolgere i bambini e garantire loro un ruolo attivo, sono stati realizzati nelle stanze di terapia tanti diversi semenzai che hanno permesso di toccare con mano ed osservare giorno dopo giorno il miracolo di un seme che nasce!

Utilizzando piccoli contenitori di facile reperibilità, riempiti di ovatta bagnata o terriccio, sono stati messi a dimora alcuni semini. Con il tempo i bambini hanno imparato a prendersi cura delle future piantine, dandogli l’acqua e monitorandone tutte le evoluzioni.

Il lavoro con i fagioli è stato un successo!

Questi semi a crescita rapida ci hanno infatti permesso di monitorare ed apprezzare le quotidiane evoluzioni delle nostre piantine garantendo un coinvolgimento attivo dei bambini! . La crescita rapida di queste piantine, rapidamente diventate piante rampicanti addossate alle nostre finestre, ha nutrito il desiderio dei bambini di andare nell’orto a trapiantarle!

la pianta di fagiolo del CRC
La piantina di fagiolo curata dai bambini del CRC

Una volta pianificato tutto il lavoro da svolgere, piccoli gruppi di bambini curiosi, talvolta accompagnati dalle famiglie, talvolta in autonomia, sono andati finalmente a vedere il nostro orto.

Attività outdoor

L’Ort9 fa parte di un orto sociale, per questo i bambini hanno potuto esplorare e osservare le diverse organizzazioni degli appezzamenti di terra per poi confrontarsi con gli operatori sulla gestione degli spazi. Passeggiando tra i vari orti coltivati, infatti, sono state condotte le prime  attività di percezione e riconoscimento ad esempio delle diverse foglie, dei diversi fiori e dei diversi profumi presenti.

L’incontro con altre persone presenti nel campo ha permesso ai bambini non solo di socializzare ma anche di condividere e scoprire i frutti del raccolto, testarne la consistenza e riconoscerne l’identità.

Dopo una attenta scelta degli attrezzi, pale, palette e rastrelli, ogni bambino, seguito da un genitore o dal terapista, ha preparato il terreno, scavato le buche e travasato le piantine di fagioli. Poi, hanno innaffiato, legato e aggiunto i sostegni laddove le piante avessero già raggiunto una buona verticalità.

Tra le altre attività proposte in questo particolare e motivante contesto, a luglio, è stato indetto un contest per la bandiera dell’orto del CRC. I bambini hanno partecipato con entusiasmo disegnando melanzane, peperoni, fiori e altri elementi legati alla natura, hanno poi presentato le loro bandiere confrontandosi in gruppo e spiegando il perché delle loro scelte. Infine, le hanno portate all’orto dove tra nastrini, scotch e lavoro di squadra sono state issate!

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Cura

L’intervento riabilitativo del bambino sordo

“È raro incontrare due bambini uguali” esordisce così la dott.ssa Matilde Maria Marulli, logopedista specializzata nell’intervento riabilitativo del bambino sordo, referente al CRC del Polo Sordità.

Quando si parla di ipoacusia o sordità, infatti, la perdita uditiva e la conseguente compromissione del linguaggio sono solo una parte degli aspetti che caratterizzano un bambino e che indirizzano l’orientamento riabilitativo.

Nell’elaborare un piano di trattamento, infatti, l’equipe multidisciplinare non può prescindere dal considerare la storia clinica del bambino, la sua storia familiare e il contesto sociale di cui fa parte (comunità segnante/udente).

Epidemiologia, definizione e classificazione del disturbo

Secondo i dati più recenti pubblicati dall’OMS nel 2018, oltre il 5% della popolazione mondiale, circa 466 milioni di persone, ha una riduzione dell’udito.
Secondo il report 2018 del Censis in Italia sono 7 milioni le persone con problemi di udito, che corrispondono all’12,1% della popolazione.

Con il termine ipoacusia si definisce il deficit uditivo che può interessare uno o entrambi gli organi deputati alla ricezione (mono/bilaterale) e può essere classificata sulla base di diversi criteri:

  • La sede della lesione
  • L’epoca di insorgenza
  • L’eziologia
  • La gravità del danno percettivo

In base alla sede della lesione, l’ipoacusia può essere centrale o periferica.
Nel primo caso, la soglia uditiva è pressoché nella norma, mentre risultano alterati i meccanismi di elaborazione nervosa ed encefalica del suono.
Nel secondo caso, invece, il danno è localizzato a livello dell’orecchio e, a seconda delle strutture coinvolte, si distingue in: ipoacusia trasmissiva, ipoacusia percettiva o neurosensoriale e ipoacusia di tipo misto.

L’ipoacusia può essere definita poi in base all’epoca di insorgenza (sordità congenite o postnatali), all’eziologia (sordità genetiche o acquisite) e al grado di compromissione degli organi di cui si compone l’apparato di percezione.

Esistono diverse scale di valutazione del grado di sordità in relazione all’entità della perdita uditiva.

Il CRC, in linea con le linee guida BIAP (Bureau International di Audiophonologie), fa riferimento ai seguenti parametri:

  • sordità lieve (con una perdita che va dai 20 ai 40 decibel)
  • sordità media (con una perdita che va dai 41 ai 70 decibel)
  • sordità grave (con una perdita che va dai 71 ai 90 decibel)
  • sordità profonda (con una perdita che è uguale o maggiore di 91 decibel).Misura decibel per intervento riabilitativo del bambino sordo

In relazione al grado di perdita uditiva si possono osservare poi compromissioni di entità differente sul sistema linguistico.

In caso di perdita uditiva lieve, la compromissione del linguaggio sarà irrilevante.
Una perdita moderata o grave, avrà come conseguenza un disturbo di linguaggio di severità proporzionale al grado di perdita uditiva.
Il linguaggio risulterà, invece, assente in caso di sordità profonda.

La proposta del CRC per l’intervento riabilitativo del bambino sordo

L’ intervento terapeutico proposto al CRC sposa il concetto di “presa in carico globale” inteso come il processo integrato e continuativo che garantisce il governo coordinato degli interventi. Questo per favorire la riduzione del disturbo, l’inserimento scolastico, sociale e lavorativo dell’individuo, orientato al più completo sviluppo delle sue potenzialità (Prima Conferenza Nazionale delle Politiche dell’Handicap, 1999).

Pertanto, la presa in carico del paziente con ipoacusia neurosensoriale deve essere precoce e deve prevedere:

  • Un approccio multidisciplinare
  • La collaborazione con le persone e gli istituti che si occupano della salute e dell’educazione del soggetto con ipoacusia (famiglia, insegnanti, scuole, clinici specialisti e pediatri). Ciò ha il fine ultimo di promuovere la formazione di una rete che lavori in modo integrato.

Il trattamento si deve caratterizzare per:

  • specificità: il training deve aver come scopo il miglioramento delle specifiche componenti che risultano deficitarie;
  • sistematicità: il training deve prevedere interventi continuativi e ripetuti. Per verificare gli esiti dell’intervento è consigliabile controllare i risultati dopo circa tre-quattro mesi;
  • efficacia: il trattamento efficace consente di migliorare l’evoluzione del processo più della sua evoluzione naturale attesa. Il trattamento va regolato quindi sulla base dell’effettiva efficacia dimostrabile e va interrotto quando il suo effetto non sposta la prognosi naturale del disturbo.

I metodi di riabilitazione

Nella selezione del metodo di riabilitazione, va tenuto conto di quanto la deprivazione sonora abbia influenzato e influenzi lo sviluppo globale del paziente. Ma anche dell’ambiente sociale in cui il bambino vive (ambiente di udenti/sordi o integrato, famiglia di lingua straniera etc.).

Tre, secondo quest’ottica, sono gli approcci maggiormente utilizzati:

  • Oralismo
  • Metodo bimodale
  • Bilinguismo

Tutti i metodi oralisti condividono l’esclusione, nell’educazione al linguaggio parlato e scritto, di qualsiasi uso dei segni.
Essi puntano da una parte sull’allenamento acustico, per aiutare il sordo a utilizzare al massimo i suoi residui uditivi, dall’altra sul potenziamento della lettura labiale su cui si basa la comunicazione.

Nel metodo misto o bimodale si utilizza l’italiano segnato (IS): la parola vocale è accompagnata dal segno corrispondente, pur lasciando inalterata la struttura della lingua verbale.
‘Bimodale’ significa doppia modalità e infatti nella metodologia bimodale vengono utilizzate la modalità acustico-verbale, poiché si parla, e la modalità visivo-gestuale, perché si segna.
È utilizzata pertò un’unica lingua: l’italiano.

In pratica, quando si parla con il bambino sordo, si dà un supporto gestuale a tutto quello che viene detto. I segni divengono così un supporto che il bambino usa quando non è ancora abbastanza padrone del linguaggio verbale, per poter rispettare le stesse tappe evolutive del bambino udente.

Il bilinguismo prevede, infine, la concomitanza di lingua orale e lingua dei segni italiana (LIS). Al logopedista, sarà necessario affiancare un assistente alla comunicazione che usi con il bambino la LIS.

Una volta selezionato il metodo, viene condiviso con tutta l’equipe, che lo applicherà in funzione degli obiettivi prefissati per le singole aree di intervento.

Un approccio multidisciplinare all’intervento riabilitativo del bambino sordo

L’approccio multidisciplinare è quello che porta maggiori benefici. Ecco perché il bambino viene seguito, nel suo percorso, dal logopedista, dal terapista della neuro e psicomotricità dell’età evolutiva e – ove ritenuto necessario dal neuropsichiatra infantile – dallo psicologo.

L’intervento sul bambino sordo è spesso supportato dall’introduzione di un percorso che coinvolga, a vari livelli, il nucleo familiare e, principalmente, i genitori (o il caregiver).

Nello specifico, possono essere previsti tre differenti tipologie di intervento:

COUNSELING GENITORIALE

Accompagnamento della coppia genitoriale alla comprensione della diagnosi e all’utilizzo di uno stile educativo adeguato alle esigenze del bambino.

PARENT TRAINING

Intervento psicoeducativo mirato a sostenere i genitori nella gestione degli aspetti comportamentali del bambino.

TERAPIA MEDIATA DAL GENITORE

Intervento che permette ai genitori di interagire in maniera efficace con il bambino, favorendone lo sviluppo delle competenze comunicative e sociali e incidendo di conseguenza sul senso di autoefficacia del genitore.

La teleriabilitazione nell’intervento riabilitativo del bambino sordo

Con l’avvento della pandemia, il CRC si è impegnato a convertire la maggior parte degli interventi in presenza in modalità a distanza. Ancora oggi, che la situazione è quasi del tutto rientrata, la teleriabilitazione continua ad essere uno strumento valido e utilizzato.

Le modalità secondo cui il Centro, in linea con le indicazioni della comunità nazionale e internazionale, opera a distanza sono le seguenti e vengono individuate sulla base dell’età, delle competenze raggiunte e dal livello di compromissione del bambino.

Tipi di teleriabilitazione

Sincrona

Presuppone l’interazione tra operatore e utente nello stesso tempo attraverso delle piattaforme online. Il feedback è immediato.

Tale modalità è preferibile negli interventi che hanno come obiettivo la riabilitazione cognitiva o il potenziamento cognitivo di funzioni specifiche (memoria, attenzione e funzioni esecutive.
Utile anche nella psicoeducazione genitoriale, ossia in quelle occasioni in cui il terapeuta emette risposte verbali e comportamentali in situazioni “ecologiche” per il bambino, ponendosi come modello per i genitori.
Questi potranno, successivamente, discutere nel counseling l’applicazione di tali risposte ed operare un cambiamento funzionale nelle modalità educative, integrando tali risposte e favorendo la generalizzazione delle competenze.

Asincrona

Presuppone che l’interazione fra operatore e utente avvenga in un momento temporale differente.

Il terapeuta invia il materiale di terapia (strumenti per la ricerca visiva, problem solving, materiale da usare per l’attenzione uditiva in collaborazione con il terapeuta) o le richieste di attività da svolgere.

Il feedback è posticipato al momento di restituzione del lavoro da parte della famiglia.

Mista

Intervento in modalità sincrona a cui segue un programma di attività di rinforzo e homework discussi successivamente in incontri prestabiliti.

 

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Le “Mini – Olimpiadi”: il volto inedito della riabilitazione al CRC

Lo scorso 9 luglio, si è tenuta la prima edizione delle Mini – Olimpiadi organizzate dal CRC – Centro, Ricerca e Cura. L’iniziativa nasce dal desiderio di permettere ai bambini di sperimentare – divertendosi con i loro coetanei, in un contesto differente rispetto alla stanza di terapia – le competenze acquisite durante il percorso riabilitativo. 

Ad ospitarci, l’Istituto Comprensivo “Matteo Ricci”, dove 24 dei nostri piccoli pazienti hanno preso parte ad attività di gruppo, nel corso delle quali è stato possibile lavorare oltre che sulle singole competenze, anche sulle abilità sociali.

Al Centro, infatti, siamo alla continua ricerca di nuove e stimolanti attività finalizzate ad accrescere l’efficacia e l’efficienza terapeutica, in contesti non convenzionali e altamente motivanti.

Mini – Olimpiadi: vision, attività e foto della giornata

Con questo spirito, nascono le “Mini – Olimpiadi” in cui i bambini divisi in tre squadre – omogenee per età, caratteristiche e competenze – e guidati dai loro terapisti si sono cimentati in esperienze psicomotorie che richiamino abilità specifiche (ad esempio mira e afferramento, equilibrio statico e dinamico) già supportate nel setting terapeutico, attraverso percorsi, gare a coppie, gare di velocità, tornei e molto altro (cfr. Il programma ufficiale delle Mini – Olimpiadi).

Mamme e papà hanno potuto assistere alle performance dei propri figli, finendo addirittura per lasciarsi coinvolgere nel gioco finale, dove – inseguiti dai bambini – dovevano sfuggire alle loro grinfie, trovando rifugio in una tana improvvisata, nel gioco dei gatti e dei topi. A coronamento della giornata, i piccoli atleti sono stati i protagonisti indiscussi della cerimonia di premiazione, ricevendo ognuno un attestato e una medaglia da mostrare con orgoglio alla propria famiglia.

Si ringraziano tutti i nostri operatori che – forti di uno spirito di squadra consolidato nel tempo – hanno dato vita a un programma ricco di attività. In particolare, si ringraziano: la dott.ssa Giuliana Geusa – promotrice dell’iniziativa – la dott.ssa Carlotta Spizzichino, la dott.ssa Letizia Giordano, il dott. Lorenzo Bertucci, la dott.ssa Elena Michetti, la dott.ssa Gaia Di Giamberardino, la dott.ssa Caterina Dondini, la dott.ssa Giulia Marucci, la dott.ssa Chiara Ragucci e le tirocinanti Francesca De Falco e Elena Sartori per la collaborazione. Si ringraziano anche a tutti i colleghi che, dietro le quinte, hanno dato il proprio contributo alla realizzazione dell’evento.

Un sentito ringraziamento alla dottoressa Carmela Lalli – Assessora ai Diritti alla Scuola, Crescita Culturale, Turismo e Sport del IX Municipio di Roma della precedente amministrazione – per il prezioso supporto nella fase iniziale di progettazione e al professor Francesco Rossi – Preside dell’Istituto Comprensivo “Matteo Ricci”- per aver accolto l’iniziativa e averci accordato l’utilizzo degli spazi della scuola. Un ringraziamento va, infine, a Paolo Patriarchi che si è fatto tramite per garantire la riuscita dell’iniziativa.

IG: @CRC_Centroricercaecura

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Un manuale per Aziende Sanitarie e famiglie all’insegna della Teleriabilitazione

Il CRC conferma la propria leadership nel campo della riabilitazione a distanza con la redazione di un manuale ad hoc.

Quando, ormai due anni fa, la pandemia ha avuto inizio, ogni realtà di ogni settore si è trovata a modificare drasticamente il proprio modello d’azione. Lo abbiamo fatto anche noi del CRC, consapevoli di quanto le restrizioni abbiano pesato sui servizi alla persona e in particolare sulla riabilitazione dei pazienti.

Per chi segue un percorso riabilitativo la continuità terapeutica è fondamentale, specialmente per chi – come noi – lavora ogni giorno con minori interessati da Disturbi del Neurosviluppo. Ci siamo quindi immediatamente chiesti in che modo convertire le nostre stanze di terapie in sessioni virtuali, senza rinunce in termini di qualità del servizio.

La Teleriabilitazione prima e dopo lo stato di emergenza

La prontezza nel rispondere alla situazione emergenziale assieme all’impegno di tutti gli operatori ha portato a mettere appunto una serie di buone prassi in costante aggiornamento e a prendere parte alla redazione di un Accordo sulla regolamentazione della riabilitazione a distanza, discusso nel corso della Conferenza Stato Regioni dello scorso 18 Novembre 2021 (cfr. Linee guida nazionali per la teleriabilitazione).

Siamo convinti, infatti, che la situazione attuale abbia dimostrato ampiamente quanto la telemedicina possa consentire di raggiungere in maniera capillare ogni utente e sia in grado di offrire soluzioni alternative da impiegare a integrazione delle attività in presenza.

Verosimilmente, anche quando la sfida rappresentata dal Covid-19 sarà alle nostre spalle continueremo ad avvalerci della teleriabilitazione, avendo avuto ampiamente modo di toccarne con mano gli innumerevoli vantaggi.

È per questo che il CRC ha pubblicato il “Manuale per teleterapie per pazienti affetti da disturbi del Neurosviluppo”, in collaborazione con l’Osservatorio sulla Telemedicina Operativa dell’ALTEMS, nell’ambito dell’iniziativa “Telemedicina Subito” con il supporto non condizionato di Lilly SpA.

Come affrontare una teleterapia: il manuale del CRC spiega come 

Il documento è frutto dell’esperienza sul campo delle nostre equipe multisciplinari e, credendo fortemente nel valore di un supporto disinteressato, abbiamo voluto mettere il manuale a disposizione di tutti (lo potete scaricare gratuitamente registrandovi qui). Ci auguriamo che questo strumento possa fornire delle linee-guida chiare e funzionali a colleghi e genitori, garantendo un diritto alla salute e all’assistenza alla portata di tutti.

Il manuale mira all’individuazione di un quadro di soluzioni – sia organizzative che tecnologiche – mediante l’utilizzo di strumenti di uso comune, tenendo conto delle esigenze di protezione dei dati personali. 

Si compone quindi di 4 sezioni: si passa dalla descrizione del processo clinico-organizzativo usuale per l’erogazione delle visite in presenza, alla sua trasposizione in un contesto di telemedicina. A riguardo, si è scelto di avvalersi dell’ausilio di Skype, app di facile utilizzo, nota alla maggior parte delle famiglie e operante in rispetto delle norme sulla privacy attualmente in vigore, cui è dedicata un’intera sezione di approfondimento. 

L’ultimo capitolo, invece, è destinato alla figura del paziente, alla sua tutela e alla formazione dei rispettivi tutori. A riprova dell’importanza di garantire un accesso equo e immediato, abbiamo messo a disposizione un tutorial – disponibile sempre qui – per tutte le famiglie che si affacciano al mondo della telemedicina.

Si ringraziano in particolare i nostri colleghi Michela Battisti, Manuela Calanca, Francesca Del Gado, Italo de Meis, Alessandra Silvana Giannantoni, Eleonora Pasqua, Donatella Tomaiuoli, Christian Veronesi per aver messo la loro expertise al servizio della causa e Fabrizio Massimo Ferrara, Andrea Fracasso, Sara Consilia Papavero dell’Alta scuola di economia e management sui sistemi sanitari (ALTEMS- Università Cattolica del Sacro Cuore) per il loro supporto incondizionato.

IG: @CRC_Centroricercaecura

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Il CRC festeggia il suo 20° anniversario: un abbraccio lungo vent’anni!

Oggi, 7 febbraio, qui al CRC celebriamo il nostro 20° anniversario.

La nostra storia ha avuto inizio vent’anni fa a viale Europa 140, in una sede molto vicina a quella attuale, ma decisamente diversa: solo cinque stanze, ma tanta voglia di crescere. 

Quando la dott.ssa Donatella Tomaiuoli e il dott. Italo de Meis, instancabili partner nella vita e nel lavoro, hanno dato inizio a quel sogno oggi diventato realtà e che tutti conosciamo come CRC, la situazione era ben diversa.

Forse non tutti sanno che il Centro nasce da una profonda delusione. Vent’anni fa, infatti, la dott.ssa Tomaiuoli venne licenziata per essere rimasta incinta della sua seconda figlia. Lo sconforto, però, non è durato lungo e ha deciso di dar vita ad un Centro tutto suo, dove chiunque potesse essere accolto, accettato e aiutato.

Le sfide non sono mancate, ma la sua storia è diventata da esempio e a distanza di 20 anni la dott.ssa non ha mai dimenticato quella dura lezione, aprendo le porte a nuovi collaboratori, clinici, genitori e bambini. Varcate le porte del Centro, nessuno si sarebbe mai dovuto sentire solo e così continua ad essere ogni giorno.

Le soddisfazioni non hanno tardato ad arrivare e il CRC si è sempre più distinto per l’avanguardia dei propri percorsi e la gentilezza dei suoi operatori, in grado di affiancare alla consueta attività riabilitativa, esercizi meno tradizionali ma ugualmente efficaci come teatro e radio.

Con il passare degli anni, abbiamo iniziato a sognare ancora più in grande, spinti dal desiderio di trasmettere la nostra filosofia all’esterno. Ecco, quindi, che accanto al Polo Balbuzie, al Polo sordità, al Polo Apprendimento e al Polo Autismo è nato anche il Polo Ricerca e Sviluppo, le cui collaborazioni hanno portato allo sviluppo e al perfezionamento di tecnologie multimediali, software d’avanguardia e altri dispositivi quali robot e visori per la realtà aumentata.

Non manca infine il Polo destinato alla formazione e l’appuntamento triennale con la Conferenza Internazionale sulla Balbuzie, unica nel suo genere in Italia e in grado di riunire esperti, clinici e studenti da tutto il mondo.

Ogni decisione, ogni terapia, ogni laboratorio, ogni chiamata da parte della segreteria ha un unico obiettivo: contribuire al benessere di ogni componente delle famiglie che si affidano a noi, che sia attraverso un film visto insieme, una serata a teatro o una diretta Facebook.

Il sorriso e la professionalità sono il nostro biglietto da visita. 

Il nostro obiettivo è esserci, sempre, e vi promettiamo di continuare a farlo.

Grazie!

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Il trattamento della lettura tramite l’utilizzo della piattaforma RIDInet

Il prossimo 17 e 18 Novembre, il CRC sarà lieto di ospitare il Prof. Pierluigi Zoccolotti, il Dott. Andrea Frascari e la Dott.ssa Alessandra Luci di Anastasis, che insieme alle Dott.sse Manuela Calanca ed Eleonora Pasqua del Polo Apprendimento del Centro, terranno il corso ECM “Il trattamento sublessicale e lessicale della lettura tramite l’utilizzo della piattaforma RIDInet”.

Il corso si prefigge, attraverso lezioni teorico-pratiche, di illustrare le potenzialità di RIDInet nell’elaborazione di un piano terapeutico costruito sulle caratteristiche e necessita nel paziente, un piano terapeutico customizzato, in sostanza.

Nello specifico, nella due giorni, saranno prese in analisi le applicazioni (APP) utili al trattamento riabilitativo lessicale e sublessicale della lettura:

  • Reading Trainer 2;
  • Sillabe;
  • Rapwords Tachistoscopio.

Il Corso oltre a garantire ai partecipanti un attestato di partecipazione e tre mesi di abbonamento gratuito alla piattaforma RIDInet, è abilitato al rilascio di 14 crediti ECM.

 

Per saperne di più sul corso, scarica la brochure del Corso.

Per saperne di più su RIDInet › https://goo.gl/yDBXXv

Per saperne di più sulle APP › https://goo.gl/p27i9x

 

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